giovedì 28 maggio 2020

ROBOT NELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA -STEP#18

A trattare il tema del rapporto uomo macchina è il filosofo belga Pascal Chabot. Il suo libro, "Il robot filosofo", si sviluppa su un discorso tra un robot e una commissione di filosofi, chiamata ad analizzarlo per stabilire se il robot è stato programmato adeguatamente per entrare nella “confraternita dei filosofi”.Una domanda che Chabot mette in bocca agli esaminatori riguarda la presunta esistenza di una coscienza di sé della macchina – la risposta da questa fornita si appoggia alla famosa dialettica servo-padrone hegeliana, aggiornata in versione padrone-macchina. In un’ottica tecnocapitalista risulta evidente come l’umanità dominante cerchi di sostituire il lavoratore tramite macchinari più produttivi e, dunque, più economicamente proficui. Ora, ammesso che tale sostituzione avvenga con successo, i padroni, afferma l’esaminando, si troveranno difronte ad un bivio: rifiutare ai robot-servi qualunque tipo di coscienza – dal che deriverà un’impossibilità per i padroni nel continuare ad identificarsi come tali – oppure si prospetta l’eventualità che i robot riescano ad acquisirne una, permettendo così ai capitalisti di godere pienamente del loro dominio.In questo modo, però,  finiranno col perdere, hegelianamente, il loro status di dominatori a favore delle macchine,in grado ora di riprogrammarsi da sole. Una coscienza così sviluppatasi non abbisognerebbe più di alcun tipo di faccia a faccia con altri esseri, al fine di continuare ad identificarsi, poiché essa nascerebbe dalla materia stessa.
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il filosofo Pascal Chabot

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